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Relyens Partnership
Pubblicato il 11 Novembre 2025 Modificato il 11 Novembre 2025

Formazione e gestione del rischio: la partnership strategica tra Relyens e Gruppo INI

Dalla mappatura del rischio al coinvolgimento diffuso, la sinergia tra i Gruppi che genera consapevolezza e una nuova cultura del Risk Management.

Una cultura del rischio che nasce dalle persone, non solo dai protocolli. È questa la direzione scelta dal Gruppo INI che, insieme a Relyens, ha avviato un percorso formativo articolato e immersivo, per trasformare la gestione del rischio in una leva reale di miglioramento e consapevolezza diffusa.

Barbara Zechini, Infettivologa e Risk Manager del Gruppo INI, sottolinea come la formazione sia il primo strumento fondamentale per generare e accrescere la cultura del rischio: “Non basta che ci siano procedure – spiega – serve che tutti, indipendentemente dal ruolo, comprendano il valore della segnalazione, della prevenzione, dell’attenzione condivisa. Altrimenti resta tutto sulla carta”.

Un’esigenza tanto più viva in un gruppo articolato come l’INI, con oltre 1300 posti letto e più di 1200 collaboratori tra Lazio e Abruzzo. Una realtà ampia, variegata, in cui è estremamente importante creare sinergie efficaci per raccogliere le criticità che emergono dai reparti e cogliere le opportunità di miglioramento, progettando soluzioni operative insieme al personale e creando protocolli che non sembrino solo calati dall’alto, ma che vengano costruiti insieme e metabolizzati, per permettere un cambiamento efficace e consapevole. A tal proposito, anche la stretta collaborazione del Risk Management con la Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione aziendale del gruppo INI, dott.ssa Maria Assunta Ciarella, nell’ambito di una Unità di Rischio Clinico Integrato, risulta fondamentale. La sicurezza dei pazienti e la sicurezza sul lavoro condividono, senz’altro, metodologie simili, in primis la formazione e il coinvolgimento del personale.

La formazione che entra nei reparti

Per rispondere a questa sfida, è nata un’esperienza formativa che ha combinato analisi, ascolto e restituzione. “La formazione senz’altro è alla base della gestione del rischio clinico sanitario, dove è imprescindibile e di fondamentale importanza il coinvolgimento di tutto il personale – spiega Zechini -. Per promuovere questi processi bisogna necessariamente formare il personale e soprattutto sensibilizzarlo, indipendentemente dal ruolo. E l’unico modo per farlo è attraverso una formazione continua e costante. Il Gruppo INI investe molto in formazione grazie all’azione del nostro Manager Sanitario, la dottoressa Jessica Faroni. Il gruppo INI inoltre è provider ECM e organizza eventi formativi a 360°, con particolare attenzione e impegno nell’ambito della gestione del rischio clinico”.

In collaborazione con Relyens sono state svolte quindi due giornate di mappatura del rischio nelle strutture più complesse del Gruppo, seguite da incontri formativi con il personale, durante i quali i dati raccolti non solo sono stati condivisi, ma soprattutto sono stati discussi insieme. Sono stati, quindi, analizzati i punti di forza di ogni area e individuati i punti di criticità, proponendo poi dei piani di attività da implementare nel tempo. Dal management a tutti gli operatori sanitari, tutte le figure chiave sono state coinvolte nel processo di analisi e miglioramento, sfruttando anche la modalità di analisi retroattiva dell’errore partendo da eventi avversi che si sono realmente verificati all’interno delle strutture, tramite Root Cause Analysis (RCA) e illustrando al personale la modalità di analisi di un evento avverso.

“L’approccio formativo che funziona davvero è quello che si svolge dentro i reparti, a contatto diretto con chi ogni giorno affronta le criticità – racconta Zechini -. Gli audit, i Safety Walk Around, la formazione pratica su casi reali: lì il cambiamento attecchisce davvero, perché si parla la lingua di chi lavora”.

Per questo, il percorso è stato costruito a partire dalle criticità emerse, unite a una formazione di base sugli eventi più rischiosi e sui protocolli da attenzionare. Si sono, quindi, fatti riferimenti a processi come quello dell’acquisizione del consenso informato, della gestione della documentazione clinica anche laddove digitalizzata, ma anche la gestione dei farmaci e delle etichettature, la prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza (ICA), l’analisi degli eventi avversi tramite RCA e soprattutto l’importanza della comunicazione interna. Temi concreti, urgenti, spesso trasversali. I giorni di formazione hanno permesso di individuare soluzioni condivise – e, cosa ancora più preziosa, di generare fiducia.

Una cultura non colpevolizzante

È qui che si inserisce il ruolo di Relyens, non solo come promotore dell’iniziativa, ma come partner strategico nel rendere la formazione un’occasione per rivedere approcci e mentalità. Giansaverio Friolo, Risk Manager di Relyens in Italia, ha partecipato attivamente al percorso, curando l’analisi del rischio in loco e la conduzione dei momenti formativi.

“L’audit ha avuto una buona resa grazie alla trasparenza e alla disponibilità con cui il personale ha accolto la nostra presenza – ha confermato Friolo -. L’approccio no-blame si è dimostrato decisivo: essere un interlocutore esterno ci ha permesso di stimolare una riflessione autentica, grazie e soprattutto al clima creato dal Gruppo INI e, in particolare, dalla dottoressa Zechini, che ha reso il team favorevole alla collaborazione.

Infatti, il nostro metodo – continua il Risk Manager Relyens -, non si limita a mappare i rischi solo in qualità di una entità esterna e distaccata: portiamo strumenti intuitivi e concreti, utili a generare consapevolezza, ma sempre partendo dai bisogni reali delle équipe. I dati raccolti, infatti, vengono condivisi con tutti proprio per promuovere soluzioni che siano costruite insieme, e mai imposte dall’alto”.

Il punto di partenza è chiaro: non si può parlare di gestione del rischio senza prima modificare la percezione che il personale ha dell’errore. “Dobbiamo abbandonare l’idea del rischio come colpa – ha aggiunto Zechini -. Il personale ha bisogno di sentirsi libero di segnalare, di sapere che l’obiettivo non è punire ma imparare. Serve tempo, serve costanza, ma soprattutto serve un clima di fiducia”.

Ed è proprio in quel clima che, durante gli incontri, sono emerse anche nuove criticità e proposte operative avanzate da chi vive ogni giorno nei reparti. “Lì capisci che la formazione è diventata ascolto vero. Che la cultura del rischio è uscita dalla pura teoria e didattica e si è inserita nelle azioni quotidiane di tutti gli attori coinvolti” ha aggiunto Zechini.

Dialogo, trasparenza, responsabilità

Guardando al futuro, Zechini individua alcune parole chiave su cui sarà necessario insistere: trasparenza, comunicazione, condivisione. Non solo tra professionisti, ma anche nei confronti dei pazienti e dei loro familiari: “Gestire il rischio vuol dire anche saper spiegare, coinvolgere, affrontare insieme. Una comunicazione efficace può cambiare radicalmente la gestione di un evento avverso, trasformandolo in un’occasione di crescita e non in un terreno di conflitto”.

E nel parlare di crescita, Zechini non dimentica le radici del suo impegno: “Questo ruolo lo eredito dal dottor Carmine Romaniello, che purtroppo non c’è più. A lui devo moltissimo. Portare avanti questo percorso è anche un modo per onorare ciò che mi ha trasmesso. Farlo in partnership con una realtà come Relyens senz’altro mi facilita e mi supporta in un compito arduo.”.

“Per noi il valore non sta solo nell’intervento iniziale, ma nella relazione che si costruisce nel tempo – ha aggiunto Friolo -. Torniamo periodicamente nelle strutture con cui lavoriamo per verificare che le azioni di miglioramento siano state davvero implementate, ma anche e soprattutto per raccogliere nuovi spunti e riaprire il confronto”.

“È questo il senso di una partnership strategica – conclude – accompagnare i team lungo un percorso condiviso, continuativo e concreto”.

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